Archivi in Toscana

Il patrimonio, le istituzioni, gli eventi

Gli archivi minerari di Massa Marittima

a cura di Simonetta Soldatini e Roberta Pieraccioli, luglio 2017

Introduzione

Materiale inscatolato per il trasporto dalla sede di Monteregio a Niccioleta

Gli Archivi Minerari di Massa Marittima, conservati dal 2012 presso il Centro di Documentazione di Niccioleta, consistono in un vasto giacimento documentario composto da una notevole quantità di carte (scritture amministrative e contabili, fatture, documentazione relativa al personale, corrispondenza, etc) riguardanti il ciclo produttivo di pirite, lignite, acido solforico, pellets di ossido di ferro e biossido di titanio, tutti materiali estratti e prodotti nei diversi impianti dell'area delle Colline Metallifere e non solo. A questi documenti si aggiunge un considerevole archivio tecnico costituito da circa 7000 unità tra mappe e disegni di piani minerari, gallerie, impianti e macchinari. Un patrimonio documentario di inestimabile valore che evidenzia il ruolo di grande importanza giocato dal comprensorio siderurgico maremmano nel panorama minerario italiano e che è stato censito per la prima volta dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana in diversi momenti a partire dal 1981, quando ancora i vari fondi appartenevano alle società che li hanno prodotti. A una parte di quei fondi la stessa Soprintendenza ha attribuito la dichiarazione di "materiale di notevole interesse archivistico". Ma non tutta la documentazione censita all'epoca dalla Soprintendenza è arrivata negli Archivi minerari di Massa Marittima: il lavoro di riordino attualmente in corso ha evidenziato infatti che alcuni di quei fondi non sono mai stati riversati, con grave danno per la storia del comparto minerario delle Colline Metallifere.

La mole di documenti arrivata a Massa Marittima è comunque imponente. Il riversamento è avvenuto in diverse tranche a partire già da prima della fine degli anni '80 del Novecento, quando ancora lo sfruttamento minerario era attivo, ma progressivamente gli impianti minerari della zona chiudevano e le società abbandonavano le strutture. Il riversamento è durato fino quando non è stata chiusa anche l'ultima miniera delle Colline Metallifere, quella di Campiano nel 1994. Il salvataggio di questo prezioso materiale a forte rischio di dispersione è dovuto soprattutto alla sensibilità e all’attività instancabile dei soci volontari del COMASAM, il Comitato Massetano per la Salvaguardia della Archeologia Mineraria, costituitosi a Massa Marittima nel 1987, e in particolare di Lido Santini che ne è stato il fondatore e presidente per lunghi anni, e alla lungimiranza dell’Amministrazione comunale di Massa Marittima che in quegli anni ha messo a disposizione alcuni locali dove ricoverare quella massa enorme di documenti preziosi in attesa di individuare una sede definitiva dove sistemarli e renderli fruibili. I materiali vennero portati a Massa Marittima così come si trovavano nei locali di origine nei pressi delle miniere, talvolta già abbandonati: sporchi di terra e polvere, confusi tra loro e privi dell'ordine nel quale certamente erano sistemati in origine negli Uffici che li hanno generati. Va sottolineato inoltre che non sono mai stati prodotti atti di riversamento, né elenchi, seppur sommari, dei documenti riversati, fatto questo che ha causato non pochi problemi nel lavoro di riordino ancora in corso.

Per citare questo speciale:

Simonetta Soldatini - Roberta Pieraccioli, Gli archivi minerari di Massa Marittima, 22, Portale Archivistico Toscano, luglio 2017