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Arturo Paoli, una vita tra i poveri. Perseguitato tra i perseguitati


Arturo Paoli nasce a Lucca il 30 novembre 1912. La sua vita è descritta da Silvia Pettiti nel sito della fondazione a lui intitolata: “ha trascorso un secolo di vita attraverso due continenti, l’Europa e il Sud America, partecipando in prima persona a eventi che hanno fatto la storia del Novecento .Ha otto anni quando assiste a uno scontro violento tra fascisti e socialisti nella piazza san Michele. L’episodio si imprime nella sua mente di bambino e diventa il dramma insensato, quello della violenza dell’uomo sull’uomo, a cui cercherà di rispondere durante tutta la sua vita”. 

Nel 1937 entra in seminario a Lucca, sua città natale. Nel 1940 viene ordinato sacerdote.

Durante la guerra diventa il principale referente lucchese della rete Delasem, la Delegazione per l’assistenza degli emigranti ebrei di Giorgio Nissim: con l’aiuto di altre persone, nasconde i perseguitati negli edifici del vecchio seminario in via del Giardino Botanico a Lucca. Viene arrestato e poi rilasciato. Nel 1999 Israele gli attribuisce l’onorificenza di Giusto tra le Nazioni e nel 2006 riceve la medaglia d’oro al valore civile dal presidente della Repubblica Italiana. 

Nel 1949 si trasferisce a Roma, come vice assistente nazionale della Gioventù cattolica. Le sue idee, relativamente all’impegno dei cattolici in politica infastidiscono i vertici dell’organizzazione e nel 1954 viene  allontanato e incaricato di fare da cappellano tra i migranti italiani in una nave diretta in Argentina. Durante il viaggio assiste un religioso Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld in punto di morte. Il prete ne resta colpito e decide di voler entrare nella congregazione. Per farlo, la tappa obbligatoria è il noviziato, che prevede un anno di vita nel deserto, in Algeria: arriva a El-Abiodh nell’ottobre 1954. Nel '57 viene inviato in Sardegna tra i minatori della regione Iglesias per fondare una Fraternità insieme a altri due Piccoli Fratelli. Assunto per la manutenzione delle strade, scrive le lettere per gli abitanti, perlopiù analfabeti, da recapitare ai parenti emigrati in America. Non è ben visto da una parte delle autorità vaticane e gli viene suggerito di lasciare l’Italia.

“A 42 anni (1960) lascia l’Italia in modo pressoché definitivo, vi farà ritorno stabilmente soltanto nel 2005. La prima tappa della sua vita in America Latina è l’Argentina, a Fortín Olmos con i boscaioli. Incontra la povertà, le diseguaglianze sociali e le privazioni umane che segnano la vita delle persone più svantaggiate, e questi diventano i temi della sua predicazione e della sua ricerca di fede. Viaggia spesso a Buenos Aires dove tiene conferenze, frequenta le case degli intellettuali argentini, già perseguitati da parte dei militari. Anche Paoli, come altri piccoli fratelli, finisce nell’elenco dei condannati a morte dal regime. Si salva in Venezuela, senza poter fare ritorno in Argentina. Dal 1974 risiede in Venezuela, prima a Bojò, poi a Monte Carmelo e infine a Caracas. Viene invitato in tutto il continente sud americano a tenere conferenze, scrive libri e saggi. È circondato da gente semplice e povera. […] La teologia della liberazione è diventata la teologia dell’America Latina. Arturo Paoli ne è uno dei protagonisti. Il Brasile è la nazione dove la prassi di questa teologia ha terreno più fertile. Nel 1985 Paoli si trasferisce in Brasile, prima a São Leopoldo poi a Foz do Iguaçu. Diventa animatore di progetti sociali e di promozione umana”. 

A Buenos Aires conosce anche un giovane Bergoglio. I due si vedranno di nuovo, il 18 gennaio 2014, a Santa Marta, in incontro privato, alla maniera dei colloqui ordinati da Foucault.
Nel 2005 torna definitivamente in Italia, a Lucca, dove l’Arcivescovo mons. Italo Castellani gli offre la chiesa di San Martino in Vignale, con annessa abitazione. Da allora la sua casa, “Casa Beato Charles de Foucauld” è  meta di persone di ogni età, ceto sociale, credo religioso, stato civile.
Qui si è spento nella notte tra domenica e lunedì 13 luglio 2015.

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